Descrizione
Artista geniale e irregolare, sedotto dalle partiture solenni di Raffaello e dalle sperimentazioni di Poussin, Pietro Testa e Salvator Rosa. Il marchigiano Fortunato Duranti (Montefortino 1787-1863) si è formato nella Roma al passaggio tra l’età neoclassica e quella romantica. Alla prima appartiene per diritto di formazione e per le frequentazioni artistiche e culturali, e alla seconda sia per il suo istinto visionario sia per un’intima necessità sperimentale. Uomo colto, collezionista, disegnatore prolifico, pittore di rare e delicatissime prove e mercante d’arte.
Duranti si è misurato con i più rilevanti maestri del Neoclassicismo e del Purismo. In particolar modo Felice Giani e Tommaso Minardi (ma anche Palagi, Pinelli, Camuccini, Cochetti). L’equilibrio interiore di Fortunato Duranti s’incrinò irrimediabilmente, aggravandosi in seguito per la constatazione del suo insuccesso di artista e di commerciante. Dal 1840 si ritirò definitivamente nella natia Montefortino dove visse gli ultimi ventitre anni, producendo un numero vastissimo di disegni. Al contempo i continui riferimenti ai soggetti mitologici, biblici e religiosi generano un’affinità elettiva con Johann Heinrich Füssli (1741-1825) e con William Blake (1757-1827). In effetti, la sua ricerca, come quella parallela di Füssli, molto deve allo sperimentalismo anticlassico dei manieristi toscani, emiliani e veneti.
Gli anni della follia sono, tuttavia, i più fertili per il suo sguardo allucinato che, dal 1820 in poi, trasforma l’adesione ai temi storici raffaelleschi e neoclassici in un’inquieta profezia della metafisica sironiana.
La mostra unisce alcuni disegni di collezione privata con il prezioso e importantissimo prestito dalla Biblioteca Civica “Romolo Spezioli” di Fermo (90 carte di straordinaria fattura).
di Alessandro Giovanardi e Franco Pozzi
Catalogo della mostra
Biennale del Disegno
Rimini 28 aprile – 15 luglio 2018
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