Descrizione
A cura di Girolamo Allegretti, Claudia Malpeli, Vanna Tabarini
Nel 1934 Pietro Franciosi dava notizia di un nutrito gruppo di lettere rinvenute in «un magazzino di Rimini», anticipandone alcuni contenuti e aspetti. Si trattava di 95 missive di Melchiorre Delfico a Giuseppe Mercuri, datate dal 1804 al 1818 e quasi tutte da Napoli, dove l’intellettuale teramano era stato richiamato dal lungo esilio sammarinese (1799-1806).
Franciosi si riprometteva di editarle assieme alle molte altre conservate dalla Biblioteca pubblica ma le condizioni di salute non glielo permisero e, prima di morire, volle farne dono allo Stato, che nel 1935 celebrava il centenario della morte di Delfico.
Giuseppe Mercuri, nobile sammarinese fratello dell’arciprete di Pieve, era tutto il contrario degli intellettuali con i quali Delfico soleva corrispondere. Non era un intellettuale, non un politico (benché dieci volte reggente): solo un bravuomo, benestante, equilibrato e affidabile. Le lettere che gli scrisse Delfico sono del genere delle familiares: notizie scambiate, piccoli favori, gli amici sammarinesi. E l’amatissima seconda «patria in miniatura», ruvida e ospitale.
A queste tranches de vie la lunga introduzione di uno dei curatori dà ampio spazio, ma soprattutto si concentra sul Delfico “storico” e filosofo della storia, a partire dal paradosso di un’opera storica impegnativa, le Memorie storiche, scritte dal filosofo che professava di non credere alla storia, anzi, di ritenerla dannosa.
Una storia che l’analisi dei contenuti – relativamente alla sovranità vescovile nel ’200 e all’occupazione alberoniana – mostra inaffidabile, distorta com’è dalle passioni (l’amore per San Marino e l’odio per i preti) e dai miti, o pregiudizi, della perpetua libertà e dell’innocenza di un popolo.
ISBN 979-12-80232-25-0
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